Un approccio biopsicosociale al sostegno psicologico, psicoterapeutico e sessuologico.


•Dott.ssa
Alessia V. Goldoni P.
psicologa,
sociologa, esperta in sessuologia, specializzanda in psicoterapia

•Dott. Cav. Primo Goldoni
Psicologo, psicoterapeuta, pedagogista, esperto in sessuologia

Psicologia, Psicoterapia, Sessuologia, Sociologia, Pedagogia:
un approccio sistemico al sostegno psicologico
per un'azione interdisciplinare di presa di coscienza e di risoluzione
dei problemi e delle difficoltà
individuali, sociali, lavorative, di coppia e familiari.


La nostra psiche riceve le influenze e i condizionamenti esterni dai contesti nei quali ci troviamo ad interagire. Tali contesti possono essere molteplici: sociali, famigliari, lavorativi, scolastici, politici, economici, mass-mediatici, religiosi, etc.

L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS, 1948) definisce la salute come uno "stato di completo benessere fisico, psichico e sociale, e non semplice assenza di malattia o infermità".
Il
modello bio-psico-sociale è una strategia di approccio alla persona secondo la quale
ogni condizione di salute o di malattia è l'effetto dell’interdipendenza (o dell'interazione complessa e circolare) tra:
fattori organici o biologici (genetici, biochimici, etc.);
fattori psicologici (cognitivi, comportamentali, emotivi e motivazionali);
fattori sociali (culturali, sociali, familiari, economici, politici, etc.).
(Engel, 1977; Scwartz, 1982).

Il nostro Studio si impegna ad offrire supporto psicologico ad adolescenti, giovani, adulti,
e anziani che abbiano bisogno di migliorarsi e comprendere meglio
il proprio funzionamento psichico, oltre che riflettere ed individuare le cause
e le possibili strategie relative alle personali difficoltà
emotive, sociali, sessuali, lavorative e familiari,
per gestirle o superarle.

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Ciascun essere umano ha ricevuto un'eredità genetica e una "formazione", un patrimonio di risorse,
per alcuni ricco e pieno di frutti, per altri malmesso e pieno di debiti non pagati.
Di questo non abbiamo né colpe né meriti, è il nostro punto di partenza: è il nostro "zaino sulle spalle".
Se avvertiamo un peso che diventa insopportabile, dobbiamo guardarvi dentro.

"Può fare male, ma è un dolore che produce crescita. Chi lo fa, si impegna per individuare sassi e zavorre e distinguerli dalle cose buone, e lavora per iniziare a buttare fuori sassolini e macigni, alleggerirsi, e correre più libero." (Trevisani, 2012)

Non sono (sol)tanto gli eventi della vita, per quanto lontani, gravi o prolungati, a generare sofferenze e disagi,
ma il nostro modo di guardare a tali eventi. Questa modalità interpretativa è però determinata da
modelli mentali disfunzionali appresi nel corso della nostra esistenza attraverso l'educazione e le esperienze.
Lasciare che i pensieri negativi seguano il corso disordinato delle emozioni e degli stati d'animo
porta a pensare male e a vivere male.
Forse non riusciamo a trovare un tassello del nostro personale "puzzle" interiore e,
fintanto che non saremo riusciti a recuperarlo ed a inserirlo nel posto giusto,
potremmo avvertire ansie, disagi, disturbi, sofferenze.

Occorre stimolare, perciò, tutte le forze positive di ciascuno di noi
e pensare positivamente qui, oggi, nel nostro presente.
I "fondi mentali" a livello inconscio non permettono a volte di riconoscere lo stato reale delle cose;
pertanto abbiamo elaborato anche un modello psico-semiologico
per la ricomposizione del rapporto fantasie-realtà,
attraverso il confronto tra la lettura immaginaria emozionale di immagini, somministrate al paziente,
e una lettura "strutturale" delle stesse immagini che elimini le "integrazioni psicologiche soggettive"
per giungere ad una riconciliazione con la realtà della vita vera,
partendo da ciò che di buono abbiamo o siamo.

Il nostro orientamento si rifà al modello Sistemico e Relazionale che osserva le dinamiche inter-individuali del sistema familiare, di coppia e soggettive. La Psicogenealogia offre poi un ulteriore contributo nell'esaminare i "legami affettivi invisibili" che ci uniscono ai nostri avi, ma pure alla rete allargata ai più lontani parenti,
poiché siamo indotti inconsciamente ad interpretare ruoli che ci inducono a mantenere in vita
le emozioni e i destini anche di chi non c'è (più).

Il percorso proposto al paziente si sviluppa nel (ri)attivare in sinergia i centri vitali (organici, psicologici, sociali). Quando sono in conflitto, si vive un senso di frustrazione, di tristezza e di perdita di speranza.
Quando sono in consonanza ci sentiamo capaci di agire con sicurezza
e assumono una dimensione più accettabile le preoccupazione, i dubbi, i pericoli, le inquietudini.
Partendo dai nostri centri della salute personale (Corpo, Cuore, Cervello), in rapporto ad un contesto famigliare,
pure all'interno di un contesto lavorativo e sociale più ampio ma determinante (seppure appaia più sfumato),
tramite una "educazione" che miri all'armonia tra il fisico, il mentale e il sociale, potremmo giungere
alla serenità, al benessere, alla realizzazione personale, alla libertà, a star bene con noi stessi e con gli altri.

Il centro dell'attività, in ogni caso, è sempre la persona che si rivolge a noi, vista non tanto come paziente
quanto come essere umano, alle cui caratteristiche cerchiamo di adattare il metodo e non viceversa.

Il cammino verso il benessere e la libertà può essere anche breve e inizia facendo un primo passo:
per esempio il passo che porta qui da noi
.


Riferimenti bibliografici:
Engel, G. L. (1977). The need for a new medical model: a challenge for biomedicine.
Science, 196(4286), 129-136.
Schwartz, G. E. (1982). Testing the Biopsychosocial Model: The ultimate challenge facing behavioral medicine?
Journal of Consulting and Clinical
Psychology
, 50(6), 1040.